Sindacato

Cronaca sindacale (10 – 23 giugno 2025)

Cronaca sindacale (10 – 23 giugno 2025)

Bollettino ADAPT 23 giugno 2025, n. 24

 

Nei giorni tra il 10 e il 23 giugno, il panorama sindacale italiano è stato attraversato da importanti sviluppi nella contrattazione collettiva, mobilitazioni su scala nazionale e tensioni legate a crisi aziendali in vari settori. Tra i fatti più rilevanti, la firma della pre-intesa per il CCNL Sanità Pubblica e la sottoscrizione dell’ipotesi di accordo per le Cooperative Metalmeccaniche. Sul fronte industriale, si segnalano proteste, scioperi e vertenze aperte, dai metalmeccanici alla distribuzione elettrica, mentre continuano le preoccupazioni legate alla sicurezza sul lavoro. In parallelo, la politica sindacale si confronta con i risultati dei recenti referendum e con nuove nomine interne.

 

Contrattazione collettiva

 

Il 18 giugno si è conclusa la trattativa fra PA e Cisl FP per il rinnovo del Contratto collettivo sanità, arrivando alla firma della pre-intesa. Il Ccnl Sanità Pubblica non è stato sottoscritto da Fp Cgil e Uil Fpl che non avevano giudicato sufficienti gli aumenti previsti. (fonte) Il ministro Zangrillo in un’intervista a La Stampa aveva già criticato Cgil e Uil per l’ostruzionismo, considerando i 20miliardi stanziati per i contratti pubblici più che sufficienti. (fonte) (qui il testo dell’ipotesi di contratto)

 

È stato rinnovato il Contratto nazionale multiservizi per i dipendenti delle imprese di pulizia e servizi integrati, scaduto il 31 dicembre 2024. Confcooperative, Legacoop, Confapi, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil Trasporti firmano il rinnovo che coinvolge 600mila lavoratori e lavoratrici e prevede un incremento salariale complessivo di 215 euro. (fonte) è tuttavia da segnalare l’assenza della firma di ANIP, la federazione di settore del sistema Confindustria. Le organizzazioni datoriali e sindacali firmatarie hanno chiesto ad una commissione paritetica di analizzare l’attuale applicazione di questo contratto, che sembra essere utilizzato anche in dumping per coprire segmenti di attività e prestazioni lavorative presenti in altri contratti di settore. Su questa questione, l’articolo Ancora sul dumping contrattuale: nuovi spunti di riflessione dalla relazione della Commissione Garanzia Sciopero e dal rinnovo del CCNL pulizia / multiservizi dallo scorso Bollettino ADAPT.

 

È stata sottoscritta l’ipotesi di accordo tra Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Lega Coop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi AGCI Produzione e lavoro per il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle cooperative metalmeccaniche. Il rinnovo riguarda circa 15.000 addetti e prevede aumenti minimi pari al 2% ogni anno. (qui il comunicato stampa unitario)

 

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno giudicato inadeguata la conferma da parte di Federfarma di soli 120 euro di incremento per i prossimi 3 anni per i contratti dei farmacisti dipendenti. I sindacati chiedono incrementi ancorati all’inflazione per i farmacisti, che hanno già dovuto aspettare 10 anni tra il 2011 e il 2021 per lo scorso rinnovo. (fonte)

 

È stata sottoscritta l’ipotesi di rinnovo della parte economica del Ccnl Lapidei e materiali da escavazione per circa 30mila lavoratori e lavoratrici del settore. È previsto un aumento di 240 euro al parametro intermedio. (fonte)

 

Dopo oltre due anni di trattativa, si è arrivati alla firma del contratto integrativo di OBI Italia, valido per 2.500 dipendenti. Per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs si tratta di un concreto passo avanti nelle condizioni di lavoro, con un aumento del premio da 800 a 1000 euro per i contratti full-time e in misura proporzionale per i part-time. (fonte)

 

Venerdì 20 giugno è stata una giornata di scioperi in tutta Italia: le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno proclamato ulteriori 8 ore di sciopero a livello nazionale con manifestazioni regionali, per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei Metalmeccanici, arrivando quindi ad un totale di 40 ore di sciopero dall’interruzione delle trattative al novembre scorso. (fonte) A Bologna il corteo di scioperanti è entrato in tangenziale, bloccandone il traffico. (fonte) All’indomani delle manifestazioni la ministra del Lavoro Marina Calderone ha chiamato al ministero i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica e Assistal per cercare un dialogo sul rinnovo del contratto. Nella giornata di sabato non si è raggiunto un accordo, ma c’è stata dimostrazione di apertura da entrambi i lati. (fonte)

In un’intervista a Il Foglio, Ferdinando Uliano, segretario generale Fim-Cisl aveva accusato Federmeccanica di non voler tornare al tavolo del rinnovo del Ccnl Metalmeccanici per questioni politiche e non di effettiva impossibilità. (fonte) Nel frattempo sono arrivate da IndustriAll Europe e IndustriAll Global lettere di solidarietà e sostegno per l’azione sindacale del 20 giugno.

 

I lavoratori dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco (Napoli) hanno proclamato uno sciopero per protestare contro le condizioni climatiche insostenibili, di cui la Fiom Cgil denuncia i rischi per la salute e la sicurezza. (fonte)

 

Politica e rappresentanza

 

I referendum del’8 e 9 giugno non hanno raggiunto il quorum del 50% più uno dei votanti. Alle urne si sono recati solo il 30,6% degli aventi diritto. I quesiti sul lavoro hanno visto in media l’88% dì si, mentre il quinto quesito sulla cittadinanza si è fermato il 65,5% di voti favorevoli.  (fonte)

 

Per First Cisl la possibile fusione tra Unicredit e Banco Bpm potrebbe comportare un impatto territoriale ben più significativo di quanto finora paventato. Il coordinamento sindacale del Banco giudica la proposta avanzata da Unicredit alla Direzione generale Concorrenza insufficiente a cogliere le dimensioni del problema. La proposta comporterebbe la cessione di circa 209 sportelli (14% della rete). (fonte)

 

Il segretario nazionale di FenealUil, Stefano Costa e le segretarie nazionali Cristina Raghitta di Filca-Cisl e Giulia Bartoli Fillea-Cgil, hanno chiesto un incontro urgente alla Ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone e ai presidenti delle Commissioni Salute e Sicurezza della Camera dei Deputati e del Senato, onorevoli Chiara Gribaudo e Celestino Magni, per affrontare il tema dei rischi da esposizione ad alte temperature per i lavoratori delle costruzioni. (fonte)

 

Si è tenuto il 19 giugno a Latina un incontro tra Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil con il Prefetto e i vertici provinciali di Inps, Inail, Inl, Asl, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza sul caporalato per rivendicare giustizia e piena applicazione degli strumenti di contrasto e prevenzione dello sfruttamento in agricoltura. L’incontro si è tenuto nel giorno del primo anniversario della morte di Satnam Singh, il bracciante agricolo abbandonato davanti all’ospedale di Latina con un braccio amputato e altre lesioni causate da un macchinario agricolo, e morto dopo due giorni di atroci sofferenze, il 19 giugno 2024. (qui il comunicato stampa unitario Fai, Flai e Uila)

 

Vicende associative

 

In questi giorni numerose conferme di segretari generali in Cisl: durante il VIII Congresso Fai, è stato confermato Onofrio Rota come Segretario nazionale della Fai Cisl (fonte); anche il VII Congresso  Femca Cisl ha riconfermato la segreteria, con Nora Garofalo a Segretaria Generale (fonte) e il congresso First Cisl ha riconfermato Riccardo Colombani. (fonte)

 

L’ex segretario nazionale della Cisl, Luigi Sbarra, è il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per il Sud. Sbarra ha dichiarato che entrerà nel governo come indipendente. (fonte)

 

Infortuni sul lavoro

 

Da un’indagine di Manageritalia su oltre 900 manager emerge che la priorità del lavoro in Italia è la sicurezza, non solo da un punto di vista normativo ma anche di responsabilità collettiva. Gli altri bisogni impellenti sono flessibilità e benessere lavorativo. (fonte)

 

Il 13 giugno i sindacati e le associazioni datoriali si sono incontrati con la ministra del lavoro Marina Calderone per discutere una bozza di decreto relativa alla sicurezza sui luoghi di lavoro, che, nei piani della ministra, dovrebbe vedere la luce entro luglio. Fra i punti affrontati: estensione della tutela assicurativa per personale scolastico e studenti a decorrere dall’anno accademico 2025-2026, finanziamento di Inail a interventi di formazione aggiuntiva sulla prevenzione e a campagna informative e formative. (fonte) In una dichiarazione ad Avvenire, Daniela Fumarola, segretaria generale Cisl, si dichiara soddisfatta dell’incontro, che ha messo in primo piano i temi ritenuti centrali dal sindacato e durante il quale si è registrata una certa apertura sul patto sociale sia da parte del governo che da Confindustria. (fonte)

 

Crisi aziendali

 

Il 6 giugno, dalle 8.30 alle 10.30, i lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento AMMANN di Bussolengo hanno scioperato e manifestato davanti alla sede di Confindustria Verona. La protesta è contro la direzione aziendale, che si rifiuta di partecipare a un incontro convocato dalla Regione e dalla Fiom per l’11 giugno, nonostante la vertenza sia aperta da oltre un mese. I manifestanti chiedono il ritiro dei 64 licenziamenti previsti e lo stop alla delocalizzazione in Turchia. Denunciano inoltre la scarsa collaborazione di Confindustria, accusata di sostenere le scelte della multinazionale svizzera a discapito dell’economia locale e delle famiglie coinvolte. (fonte)

 

Continuano le tensioni e le mobilitazioni a Prato, dove l’imprenditoria cinese sta cedendo alle richieste dei Cobas che chiedono condizioni di lavoro migliori per i lavoratori – per la maggior parte pachistani – che lavorano nei capannoni dell’industria tessile. L’azione sindacale ha portato all’ottenimento di accordi per ridurre l’orario lavorativo a 8 ore e 5 giorni settimanali, nonostante l’assenza dei sindacati più rappresentativi. (fonte)

 

Sono state proclamate due giornate di sciopero presso la Manifattura San Maurizio, azienda del gruppo Max Mara a seguito delle denunce delle lavoratrici dell’azienda, circa 220 addetti per la stragrande maggioranza donne. La Filctem-Cgil ha proclamato questo sciopero per denunciare condizioni di lavoro inaccettabili. (fonte)

 

La trattativa con Baku Steel per la vendita di Acciaieria d’Italia non si è conclusa entro i tempi previsti: il governo stanzierà all’ex Ilva nuove risorse (200 milioni) tramite decreto, per farla continuare a vivere fino alla vendita. Dopo i commenti del governo sul fatto che Baku non sia più l’unica opzione in vista, sono arrivati da Rocco Palombella di Uilm e Michele De Palma di Fiom-Cgil dubbi sulle trattative con l’azienda azera. (fonte)

 

Stellantis ha comunicato ai sindacati l’avvio della procedura di licenziamento collettivo con incentivo all’esodo su base volontaria per 610 lavoratori tra Mirafiori e l’aria torinese. Lo scorso anno avevano aderito alle uscite incentivate già un migliaio di lavoratori dell’area di Torino. (fonte)

 

Dopo le dichiarazioni positive dello scorso 27 maggio del ministro delle imprese Adolfo Urso è arrivata l’ufficialità del cambio di proprietà dell’azienda La Perla, ora di proprietà di Peter Kern, ex dirigente di Expedia e produttore di Brunello a Montalcino. (fonte)

 

Il 12 giugno è avvenuto l’incontro fra le segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil con i vertici Ericsson presso il ministero del Lavoro per discutere la procedura di licenziamento collettivo di 132 dipendenti. Le posizioni di azienda e sindacati sono risultate inconciliabili. (fonte)

 

Studi e ricerche

 

Il servizio Stato sociale, Politiche economiche e fiscali della Uil ha condotto uno studio comparativo sui temi previdenziali italiani ed europei, da cui emergono dati interessanti. L’età legale di pensionamento è tra le più alte d’Europa (67 anni) e destinata a crescere, in quanto legata all’aspettativa di vita. Inoltre, gli assegni di pensione risultano inadeguati. La Uil chiede di riaprire il confronto con il governo sulla previdenza. (qui l’analisi)

 

Maria Carlotta Filipozzi

ADAPT Junior Fellow

@MCFilipozz

 

Dalla norma alla sua attuazione: la partecipazione dei lavoratori passa ora dalla conoscenza della legge e dalla formazione di operatori sindacali e responsabili del personale

Dalla norma alla sua attuazione: la partecipazione dei lavoratori passa ora dalla conoscenza della legge e dalla formazione di operatori sindacali e responsabili del personale

 

Bollettino ADAPT 16 giugno 2025, n. 23

 

Lo scorso 10 giugno è entrata in vigore la legge n. 76/2025, recante “Disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese”. Una legge attesa da quasi ottanta anni con cui vengono specificati forme, modi e limiti del diritto costituzionale dei lavoratori di collaborare alla gestione delle imprese (si vedano i contributi raccolti in M. Tiraboschi,Primo commento alla legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratoriADAPT University Press, 2025).

 

Il dibattito che ha accompagnato l’iter parlamentare di approvazione della legge è stato particolarmente aspro, ampiamente polarizzato tra chi la definisce nei termini di un cambio di paradigma nel nostro sistema di relazioni industriali, da sempre molto conflittuale, e chi, al contrario, ne ha denunciato la portata puramente simbolica, una legge bandiera priva di vincoli per imprese e datori di lavoro.

 

A livello politico e nazionale il confronto sul tema resta decisamente acceso e marcatamente ideologico.

 

Tuttavia, chi ha avuto modo di registrare le opinioni di imprese, consulenti e sindacalisti di prossimità, nota come la questione che sta emergendo in modo silenzioso è quella di una migliore conoscenza della legge, dei suoi tecnicismi e delle modalità per attuarla anche alla luce di quanto sperimentato in non poche iniziative pilota. Non che la partecipazione dei lavoratori sia ancora largamente diffusa e tuttavia i periodici report del Ministero del lavoro sugli accordi depositati ex art. 14, d.lgs. n. 151/2015 segnalano una discreta diffusione dei piani di partecipazione dei lavoratori nella organizzazione del lavoro (ex articolo 4 del decreto interministeriale 25 marzo 2016) che oscillano negli anni tra il 10 e il 15 per cento del totale rispetto al totale della c.d. contrattazione di produttività intesa in senso lato.

 

Non mancano dunque prassi, buone pratiche e iniziative pilotaQuello che manca, se mai, è la loro conoscenza e diffusione anche per offrire a imprese, consulenti e operatori sindacali preziosi benchmark e indicatori utili a rompere i pregiudizi e verificare in termini pragmatici le opportunità offerte dalla nuova legge. 

 

Vero anche che, in non pochi casi, proprio i responsabili del personale e gli stessi operatori sindacali denunciano una conoscenza della legge ancora generica e superficiale. Eppure è proprio qui che si gioca, oggi, la vera partita: capire cioè come funzionano le nuove commissioni paritetiche, come si accede agli incentivi economici che accompagnano il provvedimento, come si costruisce un piano di azionariato dei dipendenti, come si attivano le diverse forme di partecipazione previste: gestionale, economica, organizzativa e consultiva.

 

L’esperienza di questi mesi (e anche iniziative informative e formative che come ADAPT abbiamo messo in campo) mostra che chi opera nelle relazioni industriali non cerca più solo “la filosofia della partecipazione”, ma competenze reali per governarla e implementarla.

 

Di tutto questo è consapevole lo stesso legislatore, che all’art. 12 della legge n. 76/2025 ha introdotto un obbligo formativo di almeno dieci ore annue per tutti i lavoratori coinvolti nelle pratiche partecipative. Una formazione che deve essere duplice: per la partecipazione, ossia tecnica e professionalizzante (giuridica, economica, organizzativa); e sulla partecipazione, per coltivare una cultura istituzionale e contrattuale condivisa, condizione indispensabile per trasformare la norma in prassi.

 

Chi scrive segue il tema da svariati anni e, grazie all’osservatorio fareContrattazione ha potuto raccogliere (in una banca dati di oltre 5.000 contratti decentrati) testi contrattuali e monitorare buone pratiche. In chiave di fundraising, per finanziare le borse di studio della nostra Scuola di alta formazione, abbiamo pertanto pensato opportuno condividere questa prima mappatura e offrire un percorso formativo finalizzato a tradurre in indicazioni pratiche e operative i precetti di legge. Il corso si terrà giovedì 19 giugno 2025, alle ore 10.00 ed è possibile iscriversi attraverso questo link.

 

Ilaria Armaroli

Ricercatrice ADAPT Senior Fellow
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Giorgio Impellizzieri

Assegnista di ricerca Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia – ADAPT Senior Fellow

Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

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Cronaca sindacale (26 maggio – 9 giugno 2025)

Cronaca sindacale (26 maggio – 9 giugno 2025)

Bollettino ADAPT 9 giugno 2025, n. 22

 

Contrattazione collettiva

 

Anche nelle scorse due settimane si sono succeduti numerosi avvenimenti degni di nota tra rinnovi e scioperi. Il 23 maggio è stato rinnovato il Ccnl per il settore del Noleggio Autobus con Conducente e le relative attività correlate. Ne danno notizia in una nota unitaria Filt CgilFit-CislUiltrasportiFaisa Cisal e Ugl Fna che hanno firmato l’accordo con l’associazione datoriale Anav. L’intesa riguarda circa 20.000 lavoratori, prevede un aumento tabellare di 200 euro e un importo una tantum di 600 euro erogato in due tranche. (qui il comunicato stampa unitario)

 

Il 28 maggio è stato siglato il rinnovo del Ccnl della piccola e media industria alimentare 2024-2028, tra Fai-CislFlai-CgilUila-Uil e Unionalimentari Confapi che coinvolge circa 40.000 lavoratori e lavoratrici. Dal punto di vista economico è previsto un adeguamento salariale progressivo nel quadriennio, accompagnato dall’aumento del contributo a carico delle imprese per la previdenza complementare. (qui il comunicato Confapi)

 

Il 4 giugno è stato firmato da Filt-Cgil, Uil trasporti e Ugl trasporto aereo con Assaeroporti e Aeroporti 2030 il Ccnl del trasporto aereo, parte specifica per il periodo 2025-2027. Manca invece la firma di Fit-Cisl, secondo cui la proposta contrattuale non garantisce aumenti salariali in linea con il costo attuale della vita e non tutela il potere d’acquisto degli stipendi, già fortemente erosi dall’inflazione. Gli aumenti economici sono di 210€ al 4° livello nel triennio 2025-2027. (qui il comunicato stampa condiviso da Cgil, Uil e Ugl)

 

Sono riprese il 27 maggio le trattative fra Aran e sindacati per il rinnovo del Ccnl sanità. Cisl, Nurisind e Fials sono favorevoli alla firma, Cgil, Uil e Nursing up giudicano invece insoddisfacenti le risorse finanziarie. (fonte) Se la trattativa non dovesse sbloccarsi a breve, il rischio sarebbe che il governo proceda con aumenti unilaterali.

 

Il 6 giugno è stato firmato il rinnovo della parte economica del Contratto collettivo specifico di Lavoro (Ccsl) di CNH Industrial, Ferrari, Iveco e Stellantis con Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic-Confsal, Uglm e Aqcfr per il biennio 2025-2026, manca invece la sottoscrizione di Fiom-Cgil. La firma è arrivata dopo 6 mesi di trattativa e coinvolge più di 60mila lavoratori. Si prevede un aumento salariale per il prossimo biennio del 6,6%, portando l’incremento dell’intero quadriennio 2023-2026 al 18,66%. L’obiettivo dei sindacati era quello di arrivare ad un aumento salariale dignitoso che potesse recuperare la perdita di potere d’acquisto. (qui il comunicato stampa unitario)

 

Il 3 giugno si è svolto online l’incontro per la sottoscrizione dell’ipotesi di Contratto Integrativo sulla retribuzione di risultato per il 2023/0224 per i dirigenti scolastici. La firma del CCNI era la condizione necessaria per l’erogazione della retribuzione di risultato e per il pagamento delle reggenze in riferimento all’a.s. 2023/2024. (fonte)

 

Fibercop (azienda nata dalla cessione della rete Tim) ha dichiarato di non voler dare seguito all’accordo sindacale sullo smart working che prevedeva un’alternanza fra lavoro in sede al 40% e lavoro da remoto al 60%. Da giugno l’azienda ha previsto il rientro in sede per 4 giorni alla settimana. Da Daniele Carachidi, Slc Cgil nazionale area tlc, arrivano forti critiche. (fonte)

 

Il 3 giugno si è tenuto uno sciopero nazionale di Poste Italiane, dichiarato da Cgil e Uil. Al centro della protesta, il piano di riorganizzazione aziendale dell’ad Del Fanta, l’esclusione dai tavoli negoziali dei sindacati, un peggioramento delle condizioni di lavoro e una distribuzione iniqua degli utili. Tra le richieste, più sicurezza sul lavoro, valorizzazione del personale e nessuna cessione di quote statali. (fonte) All’indomani dello sciopero, i numeri relativi all’adesione non sono chiari: Raffaele Roscigno – segretario generale Slp Cisl – dichiara che l’adesione si aggirerebbe intorno al 6,5%, numeri molto bassi che testimonierebbero il fallimento dell’iniziativa di Cgil e Uil. Altre fonti parlano invece di numeri più alti, che avrebbero portato ad un 20% di uffici postali chiusi. (fonte) Secondo Tg Poste l’adesione sarebbe invece intorno al 8,36% sul totale dei dipendenti di Poste Italiane e non si sarebbero registrare situazioni critiche relative ai servizi erogati. (fonte)

 

Rimane confermato lo sciopero di 8 ore proclamato per il 20 giugno da Fim, Fiom, Uilm, con manifestazioni regionali in tutta Italia, per sbloccare il rinnovo del Ccnl Metalmeccanici. (fonte)

 

Politica e rappresentanza

 

Continua il dibattito relativo ai referendum dell’8 e 9 giugno. Dalle varie testate arrivano commenti e analisi nel merito: su Lavoce.info un confronto fra Pietro Ichino e Franco Scarpelli. Scarpelli difende l’utilità di un ampliamento delle tutele, Ichino ne contesta l’efficacia e la coerenza normativa. Anche su il Bollettino ADAPT un confronto fra le opinioni di due professori di diritto del Lavoro: il Prof. Andrea Lassandari e il Prof. Arturo Maresca affrontano da due differenti prospettive i temi dei quesiti referendari.

 

Di nota anche l’articolo di Elsa Fornero su La Stampa, che passa in rassegna i 5 quesiti e che di fatto difende le riforme degli ultimi 30 anni relative al mondo del lavoro. (fonte)

 

Su Repubblica un’intervista e Landini, segretario generale Cgil, sui temi dei quesiti referendari. (fonte) La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato che si recherà al seggio ma non ritirerà le schede: su il Corriere della Sera, un articolo spiega nello specifico quando un voto è valido, quando un elettore è conteggiato come votante – e quindi contribuisce al quorum – e quando invece no. (fonte)

 

Sembra sempre meno probabile il raggiungimento del quorum: la campagna per l’astensione della maggioranza sembra prendere piede e ha generato anche numerose riflessioni sull’istituto stesso del referendum e, in particolare, sulla possibilità di rivedere il numero di firme e il quorum. (fonte)

 

Oltre ai quesiti relativi al lavoro, al referendum dell’8 e 9 giugno si vota anche per il quesito sulla cittadinanza. Non è chiaro se un’eventuale vittoria del sì porterebbe a conseguenze anche relative al mondo del lavoro: secondo Marco Calvetto, presidente di Ipsia Acli, la cittadinanza darebbe maggiore potere contrattuale ai lavoratori. Per Alfonso Luzzi, presidente del Movimento cristiano lavoratori, non esiste invece un rapporto diretto fra cittadinanza e mondo del lavoro per i lavoratori stranieri. Anche per Gigi Petteni, presiente di Inas Cisl, il potere negoziale risiede nella contrattazione collettiva e non sarebbe impattato da un accorciamento dei tempi per la richiesta della cittadinanza. (fonte)

 

L’italiano Antonio Filosa è stato nominato nuovo amministratore delegato di Stellantis. Dalla Cisl arrivano parole positive della segretaria Daniela Fumarola e anche Rocco Palombella, segretario generale Uilm, esprime speranza che Filosa sia in grado di risollevare le sorti di Stellantis. Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e Ferdianndo Uliano (Fim-Cisl) spingono per un incontro sindacati-azienda a stretto giro. (fonte)

 

La CGIL ha inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere il blocco dell’autorizzazione ai lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, denunciando gravi criticità tecniche, ambientali e giuridiche. Secondo il sindacato, la relazione inviata dal governo italiano a Bruxelles non soddisfa i requisiti comunitari, in particolare per la mancata analisi di alternative e per l’incompletezza della valutazione ambientale. (fonte)

 

Continua il dibattito relativo alla legge sulla partecipazione della Cisl. In particolare, arrivano critiche da Vera Buonomo della Uil, che accusa la legge di depotenziare il ruolo della contrattazione collettiva. Anche la responsabile lavoro del PD Cecilia Guerra esprime un giudizio negativo per le stesse ragioni. (fonte)

 

Su LaVerità un’intervista del ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo che critica Cgil e Uil per l’impasse nei rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Infatti, per Landini e Bombardieri i 20 miliardi stanziati per il rinnovo del contratto degli statali non sono sufficienti. (fonte)

 

Vicende associative

 

Fissato per il 26 giugno un incontro fra i segretari delle tre principali sigle sindacali  Cgil, Cisl e Uil  e i vertici di Confindustria. I temi da affrontare sono gli incidenti sul lavoro, i contratti di produttività e di rappresentanza. (fonte) L’iniziativa è stata annunciata nel contesto dell’assemblea di Confindustria, dove il presidente Emanuele Orsini, in chiusura del suo discorso, ha proposto di lavorare a un Patto per affrontare alcune delle principali priorità economiche e sociali del Paese.

 

È notizia di questi giorni anche il rinnovo di Ferdinando Uliano alla guida della Fim Cisl. (fonte)

 

Crisi aziendali

 

Sembra essersi conclusa la crisi aziendale che ha coinvolto l’azienda di abbigliamento intimo La Perla. Il 27 maggio il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha dichiarato che è stata trovata una soluzione industriale per la crisi dell’azienda Bolognese. Il piano industriale prevede la riassunzione dei 210 dipendenti attuali – per la quasi totalità donne – e 40 nuove assunzioni, portando la forza lavoro a 250 unità. (fonte)

 

L’11 giugno è previsto un incontro a livello regionale tra Ammann Italy SpA, FIOM Cgil, Confindustria Verona e l’Assessorato al Lavoro del Veneto, con l’obiettivo di affrontare la procedura di licenziamento collettivo che riguarda 64 dei 157 dipendenti dello stabilimento di Bussolengo (Verona). La convocazione si inserisce in un contesto di forte tensione e crescente preoccupazione, sia tra i lavoratori che all’interno del tessuto economico locale. (fonte)

 

La situazione dell’ex Ilva rimane molti difficile, dopo che l’azienda azera Baku ha modificato l’offerta di acquisto a seguito dell’incendio avvenuto il 7 maggio scorso nell’altoforno 1 della sede di Taranto. La trattativa si è dunque complicata e permangono i problemi di liquidità e di produzione, che è ora ai minimi storici. (fonte) I sindacati sono convocati nel pomeriggio di lunedì 9 a Palazzo Chigi per affrontare la questione all’indomani delle comunali a Taranto. (fonte)

 

Studi e ricerche

 

Da Cgil Puglia arrivano dati preoccupanti sulla situazione dei lavoratori e delle lavoratrici pugliesi, in seguito all’elaborazione condotta dall’Ufficio Economico della Cgil nazionale sui dati Inps relativi al 2023: mezzo milione di pugliesi ha un salario pari o inferiore a mille euro al mese. La media complessiva del salario annuo in Puglia è di 17.630 euro lordi, seimila euro sotto la media nazionale, ovvero sotto i 1.200 euro netti al mese. Inoltre, solo il 36% degli occupati pugliesi è soddisfatto dei suoi guadagni. (fonte)

 

Maria Carlotta Filipozzi

ADAPT Junior Fellow

@MCFilipozz

 

I contratti c.d. “pirata”: dal Tribunale di Roma un importante chiarimento

I contratti c.d. “pirata”: dal Tribunale di Roma un importante chiarimento

Bollettino ADAPT 9 giugno 2025, n. 22

 

Si parla molto, nel dibattito pubblico e in quello politico-sindacale, dei contratti c.d. “pirata” senza tuttavia quasi mai affondare il colpo per il timore, più o meno dichiarato, di entrare in un terreno minato (ai limiti della diffamazione) e dai confini incerti (cosa sono esattamente i contratti pirata?).

 

Di grande interesse, da questo punto di vista, è allora la recente ordinanza del Tribunale di Roma del 14 marzo 2025 emessa a conclusione di una causa promossa dalla  CISAL Comunicazione (Federazione Autonoma Lavoratori Comunicazione), ai sensi dell’art. 700 del Codice di Procedura Civile, ove si chiedeva al Tribunale di ingiungere alla SLC CGIL Roma e Lazio (Sindacato Lavoratori della Comunicazione della CGIL) di rimuovere il volantino dal titolo “QUEI BRAVI RAGAZZI ovvero CONTRATTO PIRATA CISAL PER I CALL CENTER”, pubblicato sulla bacheca elettronica della azienda FIBERCOP, trattandosi di una condotta gravemente diffamatoria e lesiva della reputazione della CISAL Comunicazione.

 

L’interesse per questa recente ordinanza è relativo proprio ai due profili sopra evidenziati e cioè il limite del diritto di critica sindacale e la precisazione del concetto di “contratto pirata”.

 

Sotto il secondo punto di vista, che è preliminare al primo, il Tribunale di Roma precisa ora che l’espressione “contratto pirata” è «locuzione sovente utilizzata in gergo tecnico per definire contratti non sufficientemente tutelanti per i lavoratori, a causa di carenze normative o economiche, solitamente stipulati da associazioni sindacali minoritarie al fine di costituire un’alternativa a contratti collettivi c.d. tradizionali» (corsivo nostro).

 

Chi scrive ha appena pubblicato una ricerca sistematica sul fenomeno nell’ambito del c.d. terziario di mercato, settore caratterizzato dalla presenza di oltre 250 contratti collettivi nazionali di lavoro molti dei quali sottoscritti da associazioni poco o nulla conosciute persino agli addetti ai lavori (G. Piglialarmi, M. Tiraboschi, Fare contrattazione nel terziario di mercato, vol. I e vol. II ADAPT University Press, 2025). In questa ricerca ci siamo limitati a precisare che “contrattazione pirata” è una espressione adoperata dai sindacati storici e più rappresentativi per indicare un fenomeno di concorrenza al ribasso che si concretizza attraverso la sottoscrizione di contratti collettivi da parte di associazioni sindacali e datoriali che non hanno radicamento nei contesti di lavoro del settore. Contratti il cui scopo originario è stato quello di definire un trattamento economico e normativo “più vantaggioso” per l’impresa che li applica e che, in tempi recenti, sono diventati sempre più la base giuridica per offrire, grazie al riconoscimento pubblico del codice contratto assegnato dal CNEL anche in assenza di una loro effettiva applicazione nella prassi delle relazioni di lavoro, servizi sul mercato a favore di imprese e lavoratori (G. Piglialarmi, M. Tiraboschi, Fare contrattazione nel terziario di mercato, ADAPT University Press, 2025, p. 57 e pp. 149-150).

 

Ora però la magistratura, nel riconoscere a questo concetto una valenza non solo “sindacale” ma addirittura “tecnica” fa un significativo passo in avanti confermando che la fattispecie sindacale si addice, su un piano giuridico, solo a chi tutela effettivamente gli interessi dei lavoratori. La Costituzione tutela il sindacato non in sé ma solo quando fa il suo mestiere che è quello della tutela dell’interesse collettivo dei lavoratori.

 

Tanto basta per negare il carattere diffamatorio all’impiego del concetto di “contratto pirata” che è correttamente utilizzato quando si vuole segnalare come dalla applicazione di un determinato contratto collettivo ne possa derivare una alterazione della corretta concorrenza tra imprese e lavoratori attraverso la riduzione delle tutele economiche e normative.

 

Del resto, il ricorrere alla querela piuttosto che documentare i vantaggi per i lavoratori di un determinato contratto collettivo è un evidente segno di debolezza per il sindacato indicato come pirata. Sindacato che ora ne esce decisamente indebolito in sé e in generale proprio perché questa controversa vicenda ha contribuito a sdoganare, anche in sede giurisprudenziale, e dunque a legittimare in termini di legittimo diritto di critica il ricorso alla espressione “contrattazione pirata”.

 

Giovanni Piglialarmi

Ricercatore Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

ADAPT Senior Fellow

@Gio_Piglialarmi

 

Michele Tiraboschi

Università di Modena e Reggio Emilia

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Cronaca sindacale (13 maggio – 26 maggio 2025)

Cronaca sindacale (13 maggio – 26 maggio 2025)

Bollettino ADAPT 26 maggio 2025, n. 20

 

Contrattazione collettiva

 

Diversi sono i rinnovi contrattuali degni di nota delle ultime due settimane. È del 20 maggio il rinnovo del Ccnl Edilizia Artigianato firmato dalle sigle sindacali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil con le datoriali di Anaepa Confartigianato, Confapi Aniem, Claai costruzioni, Cna costruzioni. L’accordo prevede un aumento di 178€ sui minimi al primo livello nel comparto artigiano per oltre 400mila lavoratori del settore e 50mila imprese. (qui la comunicazione da Filca-Cisl)

 

Dopo 18 mesi di trattative, è stata firmata il 22 maggio l’ipotesi di rinnovo del Ccnl per la Mobilità/Attività ferroviarie firmata da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Ferrovie con Agens e accompagnata dall’ipotesi di rinnovo del contratto aziendale di secondo livello del Gruppo FS. Entrambi i contratti erano scaduti a fine 2023. Il nuovo contratto riguarda oltre 90mila lavoratori e prevede un aumento medio di 230€ mensili, in tre tranche tra giugno 2025 e giugno 2026 e una tantum di 1000€. (fonte) In una nota, la società indica come elemento qualificante il rafforzamento del sistema di welfare aziendale, l’adeguamento dei regimi di orario e organizzazione del lavoro e l’istituzione di una commissione paritetica per innovazione e intelligenza artificiale. (fonte)

 

Il 16 maggio è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale degli addetti agli impianti di trasporto a fune. Il contratto, rinnovato il 30 aprile 2025 a un mese dalla sua scadenza, interessa circa 15.000 tra lavoratrici e lavoratori, ed è stato sottoscritto da Filt Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Savt con Anef, l’associazione datoriale di riferimento. L’intesa sarà illustrata in incontri con lavoratori e lavoratrici nelle prossime settimane. (qui le comunicazioni di Filt-Cgil e Fit-Cisl)

 

Il 19 maggio è stata trovata un’intesa tra Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e la Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari) sul nuovo Ccnl applicato ai circa 60 mila dipendenti di Agenti immobiliari, mandatari a titolo oneroso e mediatori creditizi. L’aumento sui minimi contrattuali sarà di 200€ al livello medio e prevede anche un’una tantum di 200. C’è intesa anche su miglioramenti sul fronte normativo e sull’istituzione di una commissione paritetica sulle pari opportunità. (fonte Fiaip)

 

Altri tavoli rimangono invece aperti. È questo il caso della trattativa per il rinnovo del contratto Farmacie Private. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dichiarano che la trattativa con Federfarma si è interrotta in ragione della proposta di incremento salariale di sole 120 € formulata dalla stessa Associazione. Le organizzazioni sindacali sottolineano come la questione dell’aumento salariale sia stata al centro degli ultimi incontri con la controparte datoriale, che non ha manifestato intenzioni di andare incontro alla loro proposta, mantenendo il punto su una cifra giudicata dalle associazioni sindacali troppo modesta per coprire un intero triennio di vigenza contrattuale. (qui la comunicazione di Fisascat Cisl)

 

Prosegue anche la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il settore scuola 2022-24 che interessa una platea di circa 1,2 milioni di lavoratori tra docenti, dirigenti e personale Ata. Il confronto tra i sindacati e l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) si sposta ora sull’inserimento dei voucher per i pasti, ma le posizioni restano distanti. (fonte) Sempre Aran è stata coinvolta anche nella riunione, tenutasi giovedì 22 maggio, per il rinnovo del contratto 2022/2024 del personale di Regioni ed enti locali, che si è però conclusa con un nulla di fatto. Sono emerse tensioni fra il ministro per la PA Paolo Zangrillo e Cgil e Uil per i termini sul rinnovo ed è stato convocato un nuovo tavolo per il 10 giugno. (fonte)

 

Giovedì 22 maggio si è tenuto uno sciopero dei lavoratori della sanità privata e delle Rsa, ai fini dello sblocco del contratto collettivo nazionale della sanità privata Aiop e Aris (fermo da 6 anni) e per l’avvio della trattativa del contratto unico delle Rsa (fermo da 13 anni). Lo sciopero è sostenuto da Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl. (fonte)

 

Continuano gli scioperi per il rinnovo del Ccnl Metalmeccanici, il 15 maggio a Genova hanno manifestato i lavoratori di Abb, azienda internazionale con una sede a Sestri Ponente, dove sono impiegate circa 300 persone. Poli come Leonardo, Fincantieri e Ansaldo sono aperti alla contrattazione, mentre ABB sta bloccando il tavolo.  L’ultimo rinnovo contrattuale dei metalmeccanici risale al 2021, la scadenza era nel 2024. (fonte) Fim-Fiom-Uilm Nazionali hanno convocato per il giorno 20 Maggio una Assemblea Nazionale che si inserisce nella strategia di mobilitazione finalizzata alla ripresa delle trattative per il rinnovo Metalmeccanici, durante la quale sono state proclamate altre 8 ore di sciopero, se non si arriverà a risposte entro maggio. (fonte)

 

Martedì 13 e mercoledì 14 maggio sono state raggiunte le intese per gli accordi sindacali per lo smart working nei gruppi Banco Bpm e Crédit Agricole Italia, sottoscritti dai rappresentanti delle imprese e da quelli di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin. (qui il comunicato Uilca)

 

Politica e rappresentanza

 

Il 14 maggio è stata approvata la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese. Si tratta di una legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl e approvata con 85 voti favorevoli, 21 contrari e 28 astensioni, che si propone di attuare l’articolo 46 della Costituzione. La legge prevede quattro forme di partecipazione dei lavoratori: la partecipazione gestionale, quella economica e finanziaria, quella organizzativa e quella consultiva. (qui il Comunicato Stampa Cisl) Per un approfondimento e un commento puntuale relativo alla legge, rimando all’instant book realizzato dai ricercatori ADAPT.

 

La Cgil ha sottolineato l’urgenza di una legge sulla rappresentanza per evitare il dumping contrattuale e fronteggiare il venir meno dell’unità sindacale. Il segretario Maurizio Landini si è poi espresso contrariamente alla legge sulla partecipazione recentemente approvata, in quanto non darebbe una vera attuazione all’articolo 46, ma consentirebbe un tipo di partecipazione unicamente nelle mani della volontà dell’impresa, facendo venire meno la volontà dei lavoratori. (fonte)

 

Prosegue lo scontro tra maggioranza e sostenitori del referendum dell’8 e 9 giugno promosso dalla CGIL. Nelle ultime due settimane, diversi leader politici hanno preso parola sia in merito ai temi dei quesiti che sul raggiungimento del quorum. Da destra, rimane l’indicazione di astensione – fatta eccezione per Noi Moderati (che è per il no) – fortemente criticata dal PD e dalla Cgil.

 

Secondo il sondaggio Ipsos, solo il 43% degli aventi diritto andrebbe a votare oggi. I temi sul lavoro raccolgono ampio consenso, ma l’affluenza prevista (32-38%) è troppo bassa per superare il quorum. Il quorum sembra lontano anche secondo un sondaggio Eumetra, effettuato per la trasmissione Piazza Pulita. Più dell’80% del campione intervistato dichiara di conoscere le date e i temi del referendum ma l’affluenza stimata è però molto bassa, attorno al 35% ben al di sotto del livello necessario. (fonte)

 

Al di là delle questioni di posizionamento politico relative ai referendum, emergono dai giornali anche i primi articoli che cercano di entrare nel merito dei quesiti. Su la Repubblica, una pagina di confronto fra la posizione di Boeri – che sostiene il sì sulla cittadinanza e il no sui quesiti sul lavoro – e quella di Granaglia e Mornioli – che sostengono il sì a tutti e 5 i quesiti. Su Il Fatto Quotidiano un articolo di Alessandro Genovesi sulle implicazioni del quarto quesito referendario per infortuni e morti sul lavoro. Anche Pietro Ichino su la Nazione si esprime sui quesiti, dichiarando che quelli sul lavoro promettono ciò che non possono dare, mentre esprime la volontà del sì per la cittadinanza.

 

In occasione dell’audizione del 13 maggio presso la Commissione Lavoro del Senato, i rappresentanti di Confartigianato Imprese e Cna hanno espresso una posizione contraria al salario minimo, sostenendo che rischi di indebolire i salari, aumentare la frammentazione contrattuale e compromettere il welfare contrattuale conquistato con anni di negoziazione. (fonte) Anche Confprofessioni, Confcommercio e Conflavoro sono uniti nell’opporsi all’introduzione di un salario minimo e nel puntare sulla contrattazione collettiva (fonte) Di opinione diversa Unsic: l’organizzazione ha sottolineato come l’introduzione di una soglia salariale per legge non debba tradursi in un irrigidimento dannoso per le realtà produttive, soprattutto le più piccole. (fonte)

 

Vicende associative

 

Il 15 maggio si è tenuta una tavola rotonda organizzata da Uila a Bari, a cui hanno partecipato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil e Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti. I temi affrontati spaziano da sfruttamento della manodopera e caporalato, agromafie, giusta transizione climatica e sociale, reciprocità negli accordi internazionali fino alla sicurezza sul lavoro. Associazione datoriale e sindacato hanno concordato sulla necessità di perseguire insieme azioni che vadano nella direzione di un cibo buono e giusto, realizzato nel rispetto dei lavoratori e attraverso lavoro sicuro, qualificato e giustamente retribuito. (fonte)

 

Sicurezza sul lavoro

 

Dopo l’attenzione emersa intorno al primo maggio alla sicurezza sul lavoro, continuano le riflessioni sul tema anche alla luce dei recenti dati. Secondo i dati Inail (rilevazione al 31 dicembre 2024) il 2024 si chiude con un aumento significativo delle morti sul lavoro (+4,7%) e una netta crescita delle malattie professionali. Diminuisce invece il numero totale degli infortuni sul lavoro (da 515.141 nel 2023 a 511.688 nel 2024il rischio di infortunio diminuisce, ma aumentano quelli con esito mortale. (fonte)

 

Quali sono i veri problemi degli incidenti sul lavoro? Secondo Massimo Balducci, già full professor allo European Institute of Public Administration di Maastricht, la causa è da ricercare nella mancanza di professionalità dei general e main contractors, nella mancanza di un sistema di formazione generalizzato ai “saper fare” concreti e caratteristici dei vari profili professionali, e nella mancanza di solide pratiche di onboarding. Tutti questi fattori danno luogo ad una cultura vaga e pressapochista che porta ad incidenti e bassa produttività (fonte)

 

Dopo l’incontro con i sindacati, il 20 maggio il governo ha convocato 33 organizzazioni datoriali per discutere di sicurezza sul lavoro in un vertice tra governo e datori di lavoro a Palazzo Chigi. In assenza della premier Meloni (ammalata), il vertice è stato presieduto da Alfredo Mantovano. Dal vertice emergono 3 principali punti: più formazione per i lavoratori, bonus per le aziende virtuose e più fondi a disposizione. Tra i temi affrontati: patente a punti, subappalti e soglie di accesso ai bandi Inail. (fonte)

 

È stata anche rilanciata dal governo l’idea di un protocollo condiviso sulla sicurezza, ispirato al modello anti-Covid del 2020. Anche Confindustria propone un patto con responsabilità condivise per ridurre le oltre 1000 morti sul lavoro annue, con attenzione particolare ai subappalti, indicati da ANAC come punto critico. Sono stati poi annunciati tavoli tecnici su: sicurezza in edilizia e agricoltura, formazione, emergenza caldo e sull’utilizzo dei 650 milioni stanziati per la sicurezza. (fonte)

 

Crisi aziendali

 

È di 4046 lavoratori totali la nuova richiesta di cassa integrazione straordinaria presentata ai sindacati metalmeccanici da Acciaierie d’Italia, ex Ilva, con effetto immediato, un aumento di 1000 dipendenti rispetto alla cassa in corso fino a due settimane fa. Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm hanno accusato l’azienda di aver avviato unilateralmente la comunicazione dei numeri della cassa integrazione. (fonte)

 

Dopo l’incendio del 7 maggio all’altoforno 1 dell’ex Ilva, sono iniziate le operazioni di salvaguardia dello stesso, ma che sembrano non essere state sufficientemente repentine per evitarne la compromissione definitiva, generando un’ulteriore botta e risposta tra Ilva e la procura di Taranto. Il 21 maggio si sono poi tenute 4 ore di sciopero nazionale, proclamate da Fim, Fiom e Uilm in tutti gli stabilimenti Ilva per chiedere azioni immediate al governo. Lo sciopero è avvenuto in concomitanza con la convocazione a Palazzo Chigi dei sindacati, chiesta proprio per affrontare la situazione del gruppo siderurgico Acciaierie d’Italia. L’incontro si è concluso però con un nulla di fatto e il vertice è stato riconvocato per lunedì 26 al ministero del Lavoro. (fonte)

 

Anche l’offerta economica di Baku Steel per la possibile cessione sembra subirà una forte riduzione a seguito dell’incidente che ha coinvolto l’altoforno 1. (fonte)

 

Dallo stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi sono arrivate le prime 8 uscite volontarie, a seguito di un accordo che prevederà 500 fuoriuscite grazie ad incentivi per favorire chi è prossimo alla pensione o desidera intraprendere nuovi percorsi lavorativi. Dalla Fiom-Cgil arriva un allarme per l’inesorabile disimpegno che porterebbe ad uno svuotamento della sede di Melfi. Di diversa opinione Fismic e Uglm che vedono gli incentivi all’esodo come un’opportunità. (fonte)

 

Maria Carlotta Filipozzi

ADAPT Junior Fellow

@MCFilipozz

 

Cronaca sindacale (29 aprile – 12 maggio 2025)

Cronaca sindacale (29 aprile – 12 maggio 2025)

Bollettino ADAPT 12 maggio 2025, n. 18

 

Contrattazione collettiva

 

Nelle ultime due settimane è emerso con insistenza il tema dei mancati rinnovi dei contratti collettivi e dei tempi necessari alla sigla di nuove intese. I dati Istat diffusi il 29 aprile relativi alla Contrattazione Collettiva per il primo trimestre 2025 testimoniano come il tempo medio di attesa del rinnovo per i lavoratori con contratti scaduti sia diminuito, passando da 29 a 23,1 mesi. Anche le retribuzioni orarie crescono timidamente, con un aumento del 1% rispetto al periodo precedente e del 3,9% su base annua (per approfondire, si veda l’articolo di Jacopo Sala sulle retribuzioni contrattuali).

 

Il 23 aprile, il CNEL ha approvato il rapporto annuale sull’andamento del mercato del lavoro e della contrattazione collettiva. Dal documento emerge che, su oltre 1.000 contratti depositati, soltanto 385 risultano sottoscritti da organizzazioni rappresentate all’interno del Consiglio. In particolare, i 214 contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil coprono da soli il 96% dei lavoratori del settore privato. Questo dato conferma la solidità del sistema di relazioni industriali italiano e l’efficacia della contrattazione collettiva basata sulla rappresentanza (fonte).

 

Il 6 maggio è stato sottoscritto il testo definitivo del Ccnl Tessile Abbigliamento Moda SMI. Il Presidente di Confindustria Moda Sergio Tamborini e i Segretari Generali dei sindacati di categoria Marco Falcinelli della Filctem-Cgil, Nora Garofalo della Femca-Cisl e Daniela Piras della Uiltec-Uil hanno riaffermato l’interesse per rilanciare la filiera produttiva del tessile abbigliamento moda., recependo nel contratto nazionale le modifiche definite nell’accordo di rinnovo di novembre 2024. È stato poi firmato l’accordo istitutivo del nuovo ente di settore Ente Bilaterale Moda (E.B.M.), gestito in modo paritetico tra le parti, con l’obiettivo di supportare strategie e iniziative di sviluppo per il settore e realizzare progetti di formazione e assistenza per aziende e lavoratori. (qui per il comunicato stampa congiunto).

 

È dell’8 maggio il rinnovo Ccnl Gas-acqua per il triennio 2025-2027 firmato da Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e le rappresentanze delle associazioni datoriali di Anfida, Proxigas, Assogas e UtilItalia. Il Ccnl era scaduto lo scorso 31 dicembre e riguarda quasi 50mila addetti in quasi 600 imprese in Italia. (qui il comunicato stampa condiviso).

 

Nella stessa giornata, i sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil e la parte datoriale Federbeton hanno firmato l’ipotesi per il rinnovo del Ccnl Cemento, calce, gesso. Il contratto era arrivato a scadenza il 31 dicembre scorso e interessa oltre 8000 addetti. È previsto un aumento di 175 euro, che fanno seguito ai 120 euro corrisposti a dicembre scorso grazie al recupero dell’inflazione ex post, per un totale di 295 euro (fonte).

Dopo due settimane di mobilitazione e sciopero dei lavoratori dei servizi di consegna per conto di Esselunga, arriva un’intesa tra le tre imprese – Brivio & Viganò, Cap Delivery e Deliverit – e Filt Cgil. Il sindacato ha definito questa intesa provvisoria: sono infatti previsti una serie di incontri da qui a giugno per definire le questioni ancora aperte. È da subito prevista un’indennità una tantum di 250€ (fonte).

 

Scioperi

 

Si prospetta un maggio di scioperi con 30 scioperi annunciati sul sito della Commissione di garanzia della legge sulla attuazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali, senza considerare quelli già revocati. È significativo che solo 8 di questi 30 scioperi siano stati proclamati anche da sigle dei sindacati confederali.

 

Il 6 maggio si è registrata una massiccia adesione di lavoratori e lavoratrici delle ferrovie e degli appalti ferroviari allo sciopero nazionale di 8 ore, indetto per il mancato rinnovo del contratto collettivo mobilità attività ferroviarie e per il rinnovo del contratto aziendale del Gruppo Fs, entrambi scaduti il 31 dicembre 2023. A maggio i lavoratori dei trasporti sciopereranno in tutta Italia a livello locale, con scioperi che hanno coinvolto e coinvolgeranno mezzi pubblici, autostrade e trasporto aereo (fonte).

 

È stato poi confermato lo sciopero per il 22 maggio delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità privata e delle Rsa per il rinnovo dei Ccnl. I sindacati segnalano i mancati passi avanti da parte delle associazioni datoriali Aiop e Aris, per il rinnovo dei contratti che riguardano 200mila professionisti del settore (fonte).

 

Politica e rappresentanza

 

La Festa dei Lavoratori quest’anno ha visto il governo e le parti sociali intervenire unitamente sul tema della sicurezza sul lavoro. Lo slogan della manifestazione del Primo Maggio di quest’anno, che vede coinvolti i 3 sindacati maggioritari, è infatti “Uniti per un lavoro sicuro” a sottolineare l’urgenza di questo tema. Anche dal governo arriva in questa giornata un impegno a stanziare risorse per la sicurezza sul lavoro e la premier Meloni ha convocato i sindacati l’8 maggio a Roma per discutere i fondi e il tema (650 milioni, oltre ai 600 milioni già stanziati dai bandi Inail). (fonte) Un elemento fondamentale emerso dal vertice è stata la nomina di Stefano Caldoro, ex governatore della Campania, a consigliere di Palazzo Chigi alle Relazioni con le parti sociali, un nuovo ruolo che segnala la volontà di mantenere un dialogo aperto tra governo e parti sociali. Durante la giornata di giovedì da parte del governo è stata anche annunciata l’apertura di 5 tavoli, di cui uno sulla riprogrammazione del Pnrr e altri su temi ancora da determinare, gestiti anche con i ministri Calderone e Foti. Un’ulteriore proposta è stata quella di rivedere le norme sui subappalti, tema di uno dei quesiti del referendum dell’8 e 9 giugno.

 

Prima dell’incontro di giovedì, i sindacati avevano espresso posizioni contrastanti, con un’apertura positiva della segretaria generale della Cisl Daniela Fumarola, mentre si attestavano su posizioni differenti sia Maurizio Landini (segretario generale Cgil), che temeva un incontro finito nel nulla e preannunciava una mobilitazione, sia il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, che aveva espresso un certo scetticismo. (G. De Rosa, Landini sbaglia, in Il Foglio, 4 maggio 2025, p.20; la Repubblica; La Stampa) A seguito del vertice dell’8 maggio, le opinioni dei principali leader sindacali erano invece tutte di segno positivo: Landini ha sottolineato la disponibilità del governo ad affrontare i temi della sicurezza sul lavoro, seppur rimanendo in attesa di azioni concrete, anche Daniela Fumarola ha definito l’incontro come una bella pagina di relazioni con il governo, così come Bombardieri che  si è ritenuto soddisfatto dell’incontro. (fonte) Erano presenti all’incontro anche Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu, Cse.

 

Si alza l’attenzione sui referendum dell’8 e 9 giugno, che vedono, oltre alla massiccia campagna della Cgil per portare attenzione verso il sì, anche le prime indicazioni di voto dal governo. È del 5 maggio, infatti, la comunicazione che emerge da Fratelli d’Italia di dare indicazione di astenersi dal voto, ripresa anche da Forza Italia e dalla Lega. L’idea è quella di esprimere il proprio dissenso nei confronti di un’iniziativa proposta dalla sinistra, a cui il partito di governo è contrario (L. De Cicco, FdI ha scelto: niente urne, stiamo a casa, in La Repubblica, 5 maggio 2025, p.17). Anche la segretaria generale Cisl Daniela Fumarola si esprime in senso contrario ai referendum, definendoli come strumenti non risolutivi e proponendo invece di puntare su competenze e innovazione. (I salari fissati per legge sono inutili. Serve rafforzare gli accordi esistenti, in La Stampa, 5 maggio 2025, p.18) Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, mantiene la sua linea sul referendum: per quanto condivida almeno in parte la posizione della Cgil sui temi, non concorda sullo strumento del referendum.

 

Nonostante le maggiori attenzioni sul voto, dal 28 aprile si sono tenute nelle piazze italiane le manifestazioni promosse dalla Cgil contro il silenzio dei media sul referendum, che non starebbero – secondo il sindacato – garantendo un adeguato livello di informazione sui quesiti (fonte).

 

L’indicazione di astensione e la bassa attenzione dei media, nonché le divisioni anche interne al centro sinistra, suggeriscono che la questione del raggiungimento del quorum possa essere un nodo centrale. Infatti, come evidenziato dalla Stampa, non è chiaro quanti cittadini si recheranno alle urne. Gli elettori di 117 comuni italiani voteranno per le amministrazioni locali nel weekend del 25 e 26 maggio e non si sa ancora in quanti di questi comuni si andrà ai ballottaggi nel fine settimana dell’8 e 9 giugno, favorendo quindi il voto anche per il referendum.

 

Vicende associative

 

Si è festeggiato il 30 aprile l’anniversario dei 75 anni dalla nascita della Cisl, durante il quale si sono ribaditi i principi dello statuto di integrazione europea, promozione della persona con i suoi bisogni intellettuali, materiali e morali. (I. Storti, La nascita del sindacato nuovo che lotta per la dignità della persona, in Conquiste del Lavoro, 5 maggio 2025, p.2).

 

Un altro anniversario di questi giorni è quello degli 80 anni di Confcooperative, festeggiato sabato 3 maggio con un dibattito tra la costituzionalista Melina Decaro e il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, sull’art. 45 della Costituzione che riconosce il valore sociale della cooperazione.

 

In occasione del Primo Maggio sono state numerose le riflessioni sui quotidiani relative al ruolo del sindacato oggi. Un editoriale non firmato su Il Foglio si esprime duramente contro le politiche dei sindacati, incapaci secondo l’autore di promuovere la produttività e contrari al Jobs Act, che viene invece visto come una delle principali cause dell’aumento dell’occupazione in Italia. Le critiche a Cgil, Cisl e Uil arrivano anche da un altro articolo de il Foglio, questa volta a firma di Di Vico, che punta il dito contro le spaccature fra le sigle sindacali, in particolare sui referendum di giugno. Di segno opposto è invece la riflessione di Sinopoli su l’Unità, che riflette sul ruolo centrale del sindacato nell’avanzamento democratico, anche lui facendo riferimento agli imminenti referendum, ma questa volta evidenziandone il potenziale di abbattimento del precariato.

 

Crisi aziendali

 

Lunedì 5 maggio si è raggiunto un accordo tra Ratti Spa Società Benefit, Filctem Cgil e Femca Cisl dei Laghi che comporterà la perdita di 55 posti, dopo che l’azienda comasca aveva esaurito tutti gli ammortizzatori sociali possibili. Si tratta di un accordo favorevole, che si basa su uscite volontarie e indennità, ma che si tradurrà comunque una massiccia riduzione del personale, da 470 a 420 dipendenti (fonte).

 

Anche per i lavoratori di STMicroelectronics di Catania si è raggiunto un accordo di sviluppo con il ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’intesa prevede investimenti per 5 miliardi di euro con agevolazioni pubbliche superiori a 2 miliardi per il periodo 2023-2037. Un accordo che va nella direzione opposta rispetto alle prospettive dei lavoratori di STMicroelectronics di Agrate Brianza per cui sono previsti 800 licenziamenti. (qui la Cronaca Sindacale del 28 aprile per saperne di più).

 

Demetra, l’Unità di Crisi aziendali di Veneto Lavoro, Confindustria Verona e la FIOM CGIL hanno raggiunto un’intesa riguardo alla procedura di licenziamento collettivo che era stata avviata a febbraio scorso per 22 dei 53 dipendenti della sede di Nogara.

 

La scorsa settimana 67 lavoratori di Flexilog Italia sono stati licenziati dopo che Conad ha annullato il contratto d’appalto con l’azienda, che si è dunque trovata senza la sua unica commessa in Emilia. Sicobas ha dichiarato lo stato di agitazione e ha richiesto l’apertura di un tavolo di confronto (fonte).

 

È stato infine confermato l’accordo per 1.000 uscite in Stellantis, distribuite fra gli stabilimenti di Termoli, Melfi, Pomigliano e Pratola Serra. L’accordo sindacale non è stato firmato da Fiom che denuncia un progressivo svuotamento degli impianti in Italia. La produzione auto nel primo trimestre 2025 è scesa del 35% rispetto al già basso 2024.

 

Maria Carlotta Filipozzi

ADAPT Junior Fellow

@MCFilipozz

Il settore telecomunicazioni tra il (mancato) rinnovo contrattuale e il dissenso sindacale: cosa sta succedendo?

Il settore telecomunicazioni tra il (mancato) rinnovo contrattuale e il dissenso sindacale: cosa sta succedendo?

Bollettino ADAPT 5 maggio 2025, n. 17

 

 

Da tempo sugli organi della stampa sindacale – e anche nelle piazze, dati i continui scioperi dei lavoratori che si sono susseguiti tra il 2024 il 2025 – si sta discutendo del mancato rinnovo contrattuale nell’ambito del settore delle telecomunicazioni: si tratta del CCNL sottoscritto dall’associazione datoriale Assotelecomunicazioni e dalle organizzazioni sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, giunto a scadenza il 31 dicembre 2022.

 

Dopo l’avvio delle trattative per il rinnovo del suddetto CCNL (iniziate con la presentazione della “Piattaforma Unitaria per avvio rinnovo del CCNL telecomunicazioni 2023-2025”), il negoziato è fermo al palo da quasi due anni, come comunicato di recente dalla CGIL (Tlc, tutti fermi per il contratto, in Collettiva, 17 febbraio 2025). Nel frattempo, però, Assocontact – associazione datoriale che rappresenta le aziende di call center in outsourcing e che aveva preso parte al negoziato – ha abbandonato le trattative a metà 2024 e a dicembre dello stesso anno ha sottoscritto un nuovo CCNL per il settore telecomunicazioni con l’organizzazione sindacale Cisal Comunicazione (si tratta del CCNL per dirigenti, quadri, impiegati e operai dei servizi di business process outsourcing, digital experience e data management). A seguito della “condotta” tenuta da Assocontact, si sono scatenate non poche reazioni da parte di diverse organizzazioni sindacali impegnate, direttamente o indirettamente, nelle fasi di rinnovo del CCNL TLC.

 

Anzitutto, le federazioni di categoria dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil (e cioè Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom) hanno pubblicato un comunicato (Comunicato Stampa “Assocontact/Cisal ed il nuovo contratto per i lavoratori dei contact center”, 18 dicembre 2024) volto non solo a criticare le scelte di Assocontact di abbandonare improvvisamente il negoziato e l’atteggiamento (ritenuto “di comodo”) della Cisal – che vista la difficoltà e lo stallo del rinnovo si è dichiarata disponibile ad accogliere con un comunicato pubblico le rivendicazioni dell’associazione datoriale avviando così un nuovo percorso contrattuale (Assocontact annuncia l’uscita dal CCNL: l’intervento di Cisal Comunicazione, 2 maggio 2024) – ma anche a mettere in luce come il “nuovo contratto” contribuisca ad abbattere il costo del lavoro del 15%, oltre a non consentire ai lavoratori di recuperare tutto il potere di acquisto che il salario ha perso non solo per la fiammata inflazionistica dell’ultimo triennio ma anche a causa del mancato rinnovo (Tlc, la crisi corre sul filo, in Collettiva, 14 gennaio 2025).

 

Più specifica è la critica di Slc-Cigl al “nuovo contratto” (Assocontact annuncia l’applicazione del contratto siglato con Cisal, 30 gennaio 2025): secondo l’organizzazione sindacale, questo nuovo contratto è stato sottoscritto in concomitanza della revisione dell’art. 11 del Codice degli appalti pubblici (d.lgs. n. 36/2023) ad opera del d.lgs. 209/2024 e “pensato” appositamente per innescare dinamiche di dumping salariale nelle gare di appalto per l’affido dei servizi di telefonia. Una strategia, peraltro, che è finalizzata ad “inquinare” anche la committenza degli appalti privati, visto l’abbattimento del costo del lavoro. E, provocatoriamente, il sindacato Slc-Cgil si chiede come i grandi committenti intendano ora comportarsi rispetto all’art. 53 del CCNL TLC (Asstel), che, in caso di cambio-appalto, impone al nuovo appaltatore di convocare le organizzazioni sindacali per discutere delle tempistiche e delle modalità di assorbimento del personale alle dipendenze del precedente appaltatore.

 

È abbastanza evidente che in questa fase potrebbero nascere non pochi attriti – dentro e fuori le aule di giustizia – tra l’appaltatore entrante, che magari applica il nuovo CCNL Assocontact-Cisal, e le organizzazioni sindacali confederali. Insomma, una “possibile pioggia” di ricorsi per condotta antisindacale ai sensi dell’art. 28 St. Lav. non può dirsi certamente una ipotesi remota.

 

Anche USB da tempo segnala come il CCNL Assocontact-Cisal rischi di minare ancora di più la tutela salariale dei lavoratori (già erosa a causa dell’inflazione e di certo non recuperata con la sottoscrizione di questo “nuovo contratto”; CCNL Assocontact/Cisal: tagliano salario e diritti e lo chiamano contratto, 29 gennaio 2025) e così ha chiesto, già da qualche mese, l’intervento, ritenuto improrogabile, dell’attore pubblico per una mediazione, cioè il Ministero del Lavoro (Contratto Assocontact/Cisal, il tavolo ministeriale non è più rinviabile. I lavoratori tornano in piazza il 21 marzo 2025, 12 marzo 2025). Intervento che non è di certo mancato. Il 24 aprile 2025, infatti, in occasione del vertice ministeriale per discutere delle misure a sostegno del settore delle telecomunicazioni, anche alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, il Ministro del Lavoro ha confermato l’assoluta centralità del CCNL TLC sottoscritto da Asstel e da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, ritenendolo come unico contratto applicabile nel settore (Comunicato stampa incontro MIMIT/MDL Settore Telecomunicazioni, 24 aprile 2025). Una dichiarazione che di certo non è passata inosservata per Assocontact che, tramite il Presidente Lelio Borgheree, ha espresso un chiaro disappunto sulla posizione assunta dal Ministero del lavoro (Call center, Assocontact: Dal Ministero del Lavoro decisione preoccupante sul settore Bpo, in Gazzetta di Genova, 29 aprile 2025).

 

E’ estremamente chiara e netta anche la posizione del COBAS, che accusa la Cisal di essere un sindacato di comodo (Assocontact esce dal contratto delle TLC e la Cisal da “bravo” sindacato firma il contratto capestro!, 8 gennaio 2025), perché, avendo colto le difficoltà in cui era incappato il processo di rinnovo del CCNL TLC, ha attirato l’attenzione di Assocontact “distraendola” dal tavolo negoziale per condurre l’associazione datoriale a firmare un “contratto capestro”, condannando così “alla povertà legale” molti lavoratori del settore.

 

In effetti, che il mancato rinnovo del CCNL TLC e la conseguente sottoscrizione di un nuovo contratto “concorrente” dipenda largamente dalla questione salariale lo si desume anche dal comunicato di Assocontact con il quale l’associazione datoriale annunciava a fine 2024 l’importanza di aver “negoziato” un contratto per rispondere ai bisogni del settore, esposto ad un calo dei volumi di affari e alla necessità per gli outsourcer di ridurre i costi del servizio di telefonia esternalizzato (Assocontact: il CRM/BPO ha un nuovo contratto nazionale, 13 dicembre 2024).

 

Non è passata inosservata, poi, la posizione dell’UGL sulla questione, volta ad evidenziare non solo le disparità salariali e normative tra il CCNL TLC e il CCNL Assocontact-Cisal ma tesa a far rilevare anche come in questo “nuovo contratto” l’organizzazione della titolarità dei diritti sindacali (anche) di natura negoziale sia “riservata” alla sola organizzazione che sottoscrive il CCNL, marginalizzando il ruolo delle altre organizzazioni e contravvenendo alle chiare indicazioni della giurisprudenza della Corte costituzionale (Ugl boccia il contratto Assontact-Cisal, 9 marzo 2025).

 

Per il momento, il percorso per il rinnovo del CCNL TLC non sembra essere giunto al termine; infatti, non cessano gli scioperi dei lavoratori che il 31 marzo 2025 si sono nuovamente mobilitati per rivendicare e difendere la piattaforma sindacale (CCNL TLC: rinnovo per chi innova l’Italia, in Il Corriere Nazionale, 31 marzo 2025). E la comparsa di un “nuovo contratto” sembra oltremodo aumentare lo stato di agitazione sindacale, vista la contestazione da parte della maggioranza delle organizzazioni sindacali, che si preparano a dare battaglia con tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento.

 

Giovanni Piglialarmi

Ricercatore Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

ADAPT Senior Fellow

@Gio_Piglialarmi

 

Cronaca sindacale – Aprile 2025

Cronaca sindacale – Aprile 2025

Bollettino ADAPT 28 aprile 2025, n. 16

 

Per una cronaca sindacale

 

Con questo contributo prende avvio una nuova rubrica di ADAPT che, accanto al tradizionale commento dei principali testi contrattuali (come i rinnovi di livello nazionale e i casi aziendali e territoriali d’interesse), intende raccogliere e ordinare i principali avvenimenti del mondo sindacale. La convinzione dei ricercatori di ADAPT è che una “cronaca sindacale” possa portare luce sul persistente dinamismo del nostro sistema di relazioni industriali e offrire chiavi di lettura utili per comprendere le complesse trasformazioni della nostra economia e società. Io sono Maria Carlotta Filipozzi, apprendista di ricerca laureata magistrale in Politics, Philosophy and Public Affairs all’Università di Milano e in ADAPT mi occupo di comunicazione pubblica sui temi del lavoro. L’obiettivo di questa rubrica è quello di fornire ai lettori del Bollettino ADAPT una cronaca di quanto sta prima e dopo la firma di un contratto collettivo e di una intesa tra parti sociali e potere politico seguendo i dialoghi tra politica e rappresentanza, le vicende associative, gli scioperi e le crisi aziendali nel tentativo di fornire, auspicabilmente, uno strumento di analisi.

 

Contrattazione collettiva

 

Il mese di aprile ha registrato la sottoscrizione di 5 rinnovi contrattuali relativi alle federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil. Fra questi, spicca sicuramente il rinnovo del CCNL Chimico-Farmaceutico commentato per ADAPT da Chiara Altilio, Diletta Porcheddu, Ilaria Armaroli e Jacopo Sala (qui il commento). Il contratto collettivo per il triennio 2025-2028 è stato rinnovato il 15 aprile con grande anticipo rispetto alla scadenza prevista, grazie all’intesa fra Federchimica, Farmindustria e le sigle sindacali di settore – Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Ugl Chimici, Failc-Confail, Fialc-Cisal. L’aumento complessivo è pari a 294€ per tutta la durata del contratto. Sono inoltre significative le linee guida introdotte in materia di Intelligenza Artificiale, inclusione, contrasto a molestie e violenza sul lavoro (qui il comunicato congiunto delle organizzazioni sindacali).

 

Il 16 aprile è stata firmata l’ipotesi d’accordo per il rinnovo del CCNL Energia e Petrolio per il triennio 2025-2027. L’ipotesi è stata sottoscritta dalle tre organizzazioni sindacali di categoria – Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil – e da quelle datoriali in rappresentanza di Confindustria Energia. L’aumento complessivo è di 330€, suddiviso nel triennio. Sono stati poi aggiunti 5€ al welfare contrattuale da destinarsi al fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa FASiE (qui il comunicato).

 

Infine, è da segnalare il rinnovo del CCNL delle piccole e medie imprese edili, firmato da Confapi Aniem e le organizzazioni sindacali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. Si completa con questa firma il percorso già iniziato il 24 marzo scorso con il rinnovo della parte economica, includendo intese relative a trasferte, denuncia unica edile, sorveglianza sanitaria e fondo territoriale per la qualificazione. Si concretizza quindi l’intesa economica che prevede un incremento salariale totale di 175€ (qui il comunicato di Confapi).

 

Nonostante le significative rinegoziazioni degli ultimi mesi, sono ancora 5,9 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo in Italia, circa il 45% dei lavoratori dipendenti (C. Casadei, Dai meccanici alle tlc, 5,9 milioni i lavoratori in attesa del contratto, in Il Sole 24 Ore, 22 aprile 2025, p. 17). Questi numeri sono destinati a salire se entro fine anno non ci saranno sostanziali rinnovi, considerando che entro il 2025 arriveranno a scadenza i contratti di diverse categorie: legno arredo, vetro, occhialeria, trasporto aereo e gomma plastica, tra gli altri.

 

A livello aziendale è da segnalare il Contratto Integrativo Aziendale del Gruppo Generali. Tra i numerosi punti, il rinnovo prevede anche una tantum pari a 850€, un incremento dell’8% del premio variabile, a regime, un incremento del welfare di 130 euro, oltre ad accordi relativi al time management e allo smart working (qui il comunicato congiunto).

È stata poi firmata l’ipotesi di accordo integrativo con Everli che riguarda 1800 lavoratrici e lavoratori nel settore delle consegne della spesa online. L’intento è quello di costruire un sistema di regolamentazione aziendale che valorizzi affidabilità, esperienza e qualità del servizio degli shopper (si veda il commento all’accordo di Daniel Zanda, pubblicato sul Bollettino ADAPT odierno).

 

Scioperi

 

Il sito della Commissione di garanzia della legge sulla attuazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali registra per il mese di aprile quattordici scioperi di rilevanza nazionale, di cui sei revocati. Cinque di questi quattordici scioperi sono stati indetti da federazioni di Cgil Cisl e Uil (uno revocato).

 

Tra i contratti in attesa di rinnovo, spicca per centralità nel dibattito pubblico, quello dei metalmeccanici Federmeccanica-Assistal, scaduto a giugno 2024. Le sorti del rinnovo – che coinvolge 1,5 milioni di lavoratori – sono anche influenzate dalle reazioni sindacali delle ultime settimane, in cui Fiom, Fim e Uilm hanno indetto scioperi e presidi. Le sigle sindacali hanno condannato come grave la chiusura di Federmeccanica che non si è dimostrata sufficientemente disponibile ad aprire il negoziato anche sulle rivendicazioni sindacali di aumento salariale ed estensione dei diritti dei lavoratori. Dal punto di vista economico i due fronti sono effettivamente distanti: da una parte Fiom, Fim e Uilm chiedono un aumento in busta paga di 280€, dall’altra, le imprese propongono un aumento definito in base all’inflazione di 173€, da adeguare sulla base del dato effettivo. Dalla rottura del tavolo di trattativa con Federmeccanica il 12 novembre, le sigle sindacali hanno indetto numerosi scioperi, tra cui quello del 16 marzo, di fronte all’azienda Leonardo di Nerviano, e quello del 23 aprile che ha previsto 8 ore di sciopero a livello nazionale. È delle ultime ore la notizia secondo la quale, dopo più di 30 ore di scioperi, l’azienda Baker Hughes – Nuovo Pignone avrebbe chiesto ufficialmente a Federmeccanica di riaprire la trattativa.

 

Politica e rappresentanza

 

Continua la campagna mediatica della Cgil per portare attenzione ai quattro quesiti referendari sul lavoro, su cui si voterà l’8 e 9 giugno, in concomitanza anche con il quesito sulla cittadinanza. È del 23 aprile la notizia della programmazione di un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada a Roma per il 29 aprile, in aperta protesta contro il silenzio sui media relativo ai referendum indetti dal sindacato. Sarà presente anche il segretario generale Cgil Maurizio Landini.

 

Il 9 aprile le imprese sono state convocate a Palazzo Chigi dal Governo in un vertice per discutere l’impatto dei dazi statunitensi imposti da Trump. Erano presenti delegati di Confartigianato, Confcommercio, Confimi industria, Legacoop e Coldiretti, ma non delle associazioni sindacali. Le reazioni dei leader dei sindacati non si sono fatte attendere: il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, ha reagito negativamente, sottolineando come il tema dei dazi non riguardi solo aziende e associazioni datoriali, ma anche i lavoratori e reclamando una convocazione anche dei sindacati a Palazzo Chigi. Anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, si dichiara preoccupato per l’assenza di dialogo tra governo e sindacati sulla questione dei dazi, criticando la scelta di prediligere un confronto esclusivo con gli imprenditori. Diversa è stata la reazione di Daniela Fumarola – segretaria generale della Cisl – che concorda con il governo nella scelta di consultare inizialmente le associazioni datoriali, pur sottolineando come in una seconda fase sia necessario costruire un patto sociale anche con il sindacato.

 

Dopo la scomparsa di Papa Francesco lo scorso 21 aprile, si sono succeduti i messaggi di cordoglio dei leader sindacali. Comune a tutti è il ricordo di un papa che abbia saputo portare attenzione ai temi del lavoro. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nell’esprimere la sua tristezza per la scomparsa del Santo Padre, sottolinea il suo impegno per la pace, contro le carestie e per la fratellanza e ricorda sentitamente l’incontro tra il Papa e oltre cinquemila delegati Cgil nel dicembre 2022. Ugualmente sentito il messaggio di Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, che sottolinea la capacità comunicativa e la vicinanza agli ultimi di Papa Francesco, nonché il suo impegno contro le guerre. Il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, nelle sue parole di cordoglio, ricorda anche l’attenzione del Papa nella denuncia delle morti sul lavoro e la sua sollecitudine verso i bisogni degli ultimi. Parole di vicinanza anche da parte di Paolo Capone, leader della Ugl, che sottolinea come le parole del papa continueranno ad ispirare l’impegno quotidiano del sindacato.

 

Crisi aziendali

 

STMicroelectronics dichiara a rischio 1.500 posti di lavoro nello stabilimento di Agrate Brianza, durante il tavolo convocato dalla Regione Lombardia. Grazie a pensionamenti anticipati ed altre misure, i licenziamenti non dovrebbero tuttavia superare gli 800 lavoratori. Gli assessori Guido Guidesi (sviluppo economico) e Simona Tironi (lavoro) si sono dichiarati contrari al piano industriale e sono nettamente negative anche le reazioni dei sindacati. Fim, Fiom e Uilm non accettano il piano: Vittorio Sarti – segretario Uilm Lombardia – ha dichiarato di ritenere inaccettabile che un’azienda che è sostenuta da fondi del governo italiano e francese, nonché dal Pnrr dichiari degli esuberi.

 

È del 23 aprile la notizia del raggiungimento di un accordo sindacale fra Borromini Srl con Confindustria Verona e la FIOM CGIL di Verona, relativo alla cessazione delle attività dello stabilimento di Colognola ai Colli (VR). L’accordo arriva in seguito a numerosi tavoli di crisi aperti come conseguenza della procedura di licenziamento collettivo per 47 dipendenti. Grazie all’accordo, l’azienda si impegna a non procedere con licenziamenti unilaterali, le uniche uscite previste saranno quelle volontarie.

 

Maria Carlotta Filipozzi

ADAPT Junior Fellow

 

Sindacati e contrattazione: perché due CCNL non bastano a parlare di spaccatura

Sindacati e contrattazione: perché due CCNL non bastano a parlare di spaccatura

 

Bollettino ADAPT 24 febbraio 2025, n. 8

 

Davvero i sindacati sono divisi anche nella contrattazione perché Cgil e Uil non hanno firmato i CCNL Funzioni Centrali e Sanità? Si continuano a siglare rinnovi unitari negli altri settori e quei due CCNL hanno un’evidente valenza politica: la controparte è, in sostanza, il Governo.
 

***

 

A seguito dell’endorsment della Presidente del Consiglio – e di altri membri del Governo – verso il metodo e il merito delle proposte della Cisl, il tema della divisione tra il sindacato di via Po e la CGIL ha appassionato editorialisti e opinionisti di pressoché tutti i giornali italiani. Per diversi giorni.

 

Michele Tiraboschi ha già scritto dell’errore di prospettiva commesso da alcune analisi che attribuiscono a questa divisione il colore di una inconciliabilità patologica, anziché ricondurla alle sue ragioni culturali, ossia a un pluralismo sindacale strettamente legato alla storia politica e istituzionale italiana (La contesa “politica” tra Cgil e Cisl e una guerra di posizione che non aiuta a superare lo stallo, in Bollettino ADAPT 23 febbraio 2025).

 

Questa semplificazione che equipara la divisione sindacale a una – vera o presunta – debolezza della rappresentanza è accompagnata da una complementare distrazionese sul piano politico le sigle confederali – ma le forza della rappresentanza in generale – sono ben lontane dal poter siglare un patto sociale su qualsivoglia punto dell’agenda, i sindacati confederali non sono invece certo divisi sul terreno della contrattazione. Eppure i giornali, quando vogliono parlare delle divisioni in campo, includono anche due esempi eminenti di separazione sui tavoli negoziali: quella sul rinnovo del CCNL sanità e quella sul rinnovo del CCNL per i dipendenti pubblici delle Funzioni Centrali.

 

Come è noto, Cgil, Uil e Usb hanno criticato quest’ultima intesa, firmata da una maggioranza risicata (53% delle sigle rappresentative), ritenendolo insufficiente per affrontare l’aumento del costo della vita. E hanno indetto una consultazione per coinvolgere lavoratori e lavoratrici nel giudicare il rinnovo. Parimenti, nella sanità Cgil, Uil e Nursing Up hanno deciso di non firmare la preintesa per il nuovo contratto 2022-2024 del comparto sanità, mentre Nursind, Fials e Cisl hanno approvato l’intesa.

 

Ma davvero sulla base di questi due casi possiamo dire che i sindacati confederali siano divisi anche nella contrattazione? Un paio di dati, che è impossibile trascurare, consentono di smentire fondamentalmente questa conclusione: di mese in mese, si continuano a siglare rinnovi unitari negli altri settori; e la vicenda legata a quei due CCNL ha un’evidente valenza politica giacché la controparte è, in sostanza, il Governo.

 

Quanto al primo punto, come testimoniano gli aggiornamento presenti sul sito FareContrattazione.itnei primi due mesi scarsi del 2025 (al momento in cui scrivo, febbraio non è ancora terminato) le sigle di settore dei sindacati confederali hanno firmato unitariamente con le relative controparti datoriali ben 9 CCNL: il CCNL della Somministrazione, il nuovo CCNL Edilizia ANIEM, il rinnovo del CCNL Consorzi e Cooperative Agricole, il rinnovo per i dirigenti delle imprese cooperative, il rinnovo del CCNL Dipendenti Agenzie Marittime, il rinnovo del CCNL Industria Armatoriale, il rinnovo del CCNL delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, il rinnovo del CCNL Terme e il nuovo CCNL Artigianato – Area Comunicazione. C’è poi il tavolo al momento fermo per il rinnovo dei metalmeccanici, dove però non paiono intravedersi particolari divisioni sul fronte sindacale.

 

Quanto al secondo punto, non si può non considerare che questa battaglia contrattuale sia legata alla contrapposizione all’esecutivo sul piano politico. Tant’è che i sindacati che non hanno firmato addebitano al governo la responsabilità di aver stanziato per il rinnovo risorse troppo scarse. Non voglio dunque qui affermare che siano negoziazioni scevre di un contenuto contrattuale (la disponibilità a firmare ruotava appunto attorno a due condizioni: aumenti tabellari significativamente maggiori e lo sblocco del salario accessorio), ma sono negoziazioni giocoforza condizionate dal (o, se si vuole, funzionali al) posizionamento nei confronti dell’esecutivo. D’altronde potrebbero le sigle che hanno scioperato contro la legge di bilancio firmare coerentemente contratti in cui la partita salariale dipende da stanziamenti pubblici?

 

Le divisioni nel pubblico sono poi, certo, un segnale importante; foriero di preoccupazioni espresse dagli esperti. Per esempio, secondo alcune interpretazioni, la mancata firma del CCNL Funzioni Centrali da parte di Cgil e Uil rischia di impedire la firma di accordi integrativi e, quindi, di compromettere il metodo negoziale nelle PA (così Mainardi intervistato da Claudio Tucci,  Pa, con gli altolà di Cgil e Uil a rischio i contratti integrativi, Il Sole 24 Ore, 30 gennaio 2025). Ma da qui ad assumere queste due vicende come un segno della divisione del mondo sindacale nella contrattazione ne passa.

 

Probabilmente a produrre questa semplificazione è la difficoltà a capire le ragioni della diversa dinamica con cui le differenze culturali si articolano sul piano politico e su quello contrattuale (il tema è stato posto anche da Cazzola sul Sussidiario.net “La divaricazione crescente tra chi firma contratti e chi fa slogan”, 18 febbraio 2025). Il punto è che la contrattazione è un terreno di esercizio pratico e concreto, condotto dalle sigle di settore, le quali firmando unitariamente i rinnovi fanno evolvere i sistemi di relazioni contrattuali mantenendoli al contempo. Mentre l’agone politico è uno strumento di posizionamento ideologico, e quando orientato a obiettivi di risultato legislativo tende a muoversi d’anticipo, cercando pur minime conquiste di innovazione o, al contrario, evitando l’approvazione di provvedimenti che possano aprire brecce verso futuri indesiderati. Va da sé che advocacy e relazioni istituzionali abbiano tempi e modi diversi rispetto alla contrattazione; che, ad oggi, rimane viva e vegeta nella confederalità Italiana.

 

Francesco Nespoli
Ricercatore Università di Roma LUMSA

ADAPT Senior Fellow

@Franznespoli

 

Ancora sulla contrapposizione (teorica) tra partecipazione e contrattazione

Ancora sulla contrapposizione (teorica) tra partecipazione e contrattazione

Bollettino ADAPT 27 gennaio 2025, n. 4

 

È in calendario per oggi (lunedì 27 gennaio 2025) l’avvio della discussione da parte della Assemblea della Camera dei Deputati della proposta di legge n. 1573 «La partecipazione al lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori» dopo un lungo iter legislativo, avviatosi con la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl nell’aprile 2023 e proseguito, fino al 23 gennaio scorso, in sede di Commissioni riunite VI Finanze e XI lavoro, dove il testo è stato esaminato e in più parti emendato. Eliminati, tra le altre cose, i meccanismi premiali volti a favorire la diffusione delle prassi partecipative di tipo gestionale e organizzativo, nonché l’obbligatorietà nel campo della consultazione dei lavoratori. Soppressi – almeno dal testo liberato dalle Commissioni e rimanendo comunque intatta l’autonomia negoziale collettiva di disporre liberamente della materia – i riferimenti ai contratti collettivi per l’attivazione di piani di partecipazione finanziaria dei lavoratori dipendenti e le forme di partecipazione organizzativa. Rimangono, al momento, gli incentivi economici per la partecipazione economica e finanziaria, l’istituzione di una Commissione presso il Cnel con compiti di monitoraggio e valutazione dell’implementazione della legge e un ruolo della contrattazione collettiva nel disciplinare forme di partecipazione gestionale e definire le modalità di funzionamento della partecipazione consultiva.

 

Ed è proprio sul ruolo della contrattazione collettiva nella partecipazione che si sono concentrate, nei giorni scorsi, le critiche sollevate tanto dal fronte datoriale quanto sindacale alla proposta di legge di matrice cislina, che peraltro nella sua formulazione originaria, poneva i contratti collettivi a potenziale fondamento della gran parte delle procedure partecipative previste (per un esame del testo di legge proposto dalla Cisl si veda la sezione monografica dedicata al tema dalla rivista Diritto delle relazioni industriali, n. 4/2023). Per un verso, i vertici di Confindustria hanno sostenuto che il rinvio di legge alla contrattazione collettiva per l’istituzione di forme di partecipazione finirebbe per inasprire il conflitto nei luoghi di lavoro, precludendo una reale libera scelta delle imprese in questo ambito. Per l’altro verso, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha manifestato preoccupazioni a che la promozione della partecipazione dei lavoratori, soprattutto laddove sviluppata nell’ambito di Commissioni bilaterali, possa in qualche modo indebolire il ruolo e l’autonomia contrattuale delle rappresentanze dei lavoratori in azienda (RSU/RSA).

 

Ancora una volta, come in passato, dunque, la partecipazione risulta contesa tra una concezione tipicamente paternalistica, per la quale spetterebbe all’impresa concedere luoghi e strumenti di partecipazione, e la valorizzazione di un approccio conflittuale e di contrapposizione alle relazioni industriali, che la partecipazione potrebbe minare.

 

Non è questa la sede per un esame approfondito dell’articolato che, peraltro, potrebbe venire modificato ulteriormente nei prossimi giorni, né per tornare sulle ragioni ideologiche e culturali che hanno determinato storicamente il ritardo della partecipazione in Italia (sul tema è intervenuto recentemente anche Pietro Ichino in una intervista pubblicata sul bollettino ADAPT). Ciò che piuttosto ci preme sottolineare è come tanto nella “teoria” delle relazioni industriali (si veda la prefazione di Gino Giugni al celebre Contrattazione e partecipazione di Umberto Romagnoli, riedito nel 2024 in modalità open access da il Mulino) quanto nella “pratica” i due metodi, quello della partecipazione e quello della contrattazione collettiva, sono tutt’altro che alternativi tra loro e che, proprio perché spesso uniti dall’origine contrattuale della partecipazione, non risultano scevri nemmeno dalla volontà aziendale, dato che senza di questa non si potrebbe avere alcun contratto collettivo.

 

Delle possibilità di interazione sinergica tra contrattazione e partecipazione ne sono del resto testimoni diverse aziende e parti sociali, che in Italia hanno sviluppato la partecipazione per via negoziale. Una recente indagine condotta sui sistemi contrattuali della grande industria metalmeccanica e chimica, per esempio, mostra come la partecipazione, individuata tra i contenuti negoziali di primario interesse dalla stessa Confindustria nel Patto della Fabbrica del 2018, sia notevolmente promossa a livello di categoria e sviluppata anche al livello decentrato della contrattazione collettiva, dove due accordi collettivi su tre regolano procedure e prassi partecipative, benché quasi sempre nella forme deboli del confronto e dell’esame congiunto e non della co-decisionalità (vedi G. Impellizzieri, La cosiddetta “partecipazione organizzativa”: un primo bilancio a cinque anni dal Patto per la fabbrica, DRI, 3, 2024, consultabile in modalità open access). Nel solo 2024, inoltre, secondo le rilevazioni dell’osservatorio Farecontrattazione.it, quasi la  metà dei contratti aziendali analizzati contiene forme di partecipazione dei lavoratori (soprattutto a livello di consultazione ed esame congiunto) ai processi decisionali; quasi un terzo delle quali già si sviluppa nell’ambito di organismi bilaterali, composti da responsabili aziendali e rappresentanti dei lavoratori, e dedicati all’analisi congiunta e alla formulazione di proposte su temi come la formazione professionale, il welfare, le pari opportunità, la salute e la sicurezza, nonché i progetti di innovazione tecnologica e organizzativa (si vedano anche alcune esperienze specifiche, come il caso Rold). Quest’ultimo, in particolare, è un ambito dove l’azione contrattuale tradizionalmente fatica ad arrivare se non in una fase successiva, per deliberare sugli effetti (in termini di benessere e condizioni di lavoro) di decisioni già prese dalla direzione aziendale. Al contrario, attraverso le procedure di consultazione istituite dalla contrattazione collettiva, soprattutto nell’ambito di commissioni congiunte, sempre più rappresentanti dei lavoratori conquistano nuovi spazi di intervento nella valutazione dei piani per l’avanzamento tecnologico e organizzativo, prima che questi vengano formalmente adottati. Inoltre, l’analisi condotta su oltre 400 contratti aziendali sottoscritti nel 2024 fa emergere interessanti opportunità di interazione virtuosa tra partecipazione e contrattazione e addirittura, di potenziamento di quest’ultima, ad esempio attraverso la trasmissione alle delegazioni trattanti delle analisi e dei pareri formulati in sede di comitato bilaterale su questioni come il welfare e la conciliazione.

 

I dati e le informazioni sopra riportati non vogliono negare che la partecipazione, entrando in sede negoziale, possa diventare oggetto di scambio e quindi anche di conflitto (del resto la peculiarità della partecipazione è proprio la sua duplice natura come mezzo e come fine delle relazioni industriali, destinata quindi inevitabilmente a diventare materia di confronto tra le parti), ma mostrare che la contrattazione collettiva è già all’origine di diverse pratiche di partecipazione; questo anche in virtù della capacità del metodo negoziale (soprattutto laddove manca una rigida cornice legislativa) di inserire la partecipazione in un quadro di regole e procedure tali da assicurarle quella trasparenza e comprensibilità che sono tra i principali antidoti alla diffidenza e alle ostilità che la stessa Confindustria vorrebbe evitare e che invece un approccio unilaterale aziendale, esente da vincoli e impegni bilateralmente assunti, potrebbe finire per esacerbare. D’altro canto, non possiamo contestare del tutto nemmeno l’eventualità, paventata nei media dalla Cgil e certamente conosciuta anche dalla Cisl, che tra azione contrattuale e funzione consultiva e partecipativa possano generarsi occasioni di confronto, se non anche di conflitto, soprattutto con riferimento a temi organizzativi (come il welfare, la formazione, l’orario di lavoro, ecc.), potenzialmente oggetto di entrambi i canali di interlocuzione nelle aziende italiane. Piuttosto, con la breve ricognizione prima esposta, intendiamo fornire al dibattito politico e sindacale recentemente animatosi prove concrete che partecipazione e contrattazione possono ampliare, e non comprimere, le possibilità di voce ed espressione dei lavoratori in azienda; e che, anche qualora intervengano sui medesimi temi, non sono necessariamente in competizione e anzi, se governate con intelligenza dalle parti, possono ben integrarsi e sostenersi a vicenda, a beneficio di imprese e lavoratori.

 

Ilaria Armaroli

ADAPT Senior Fellow

@ilaria_armaroli

 

Giorgio Impellizzieri

Assegnista di ricerca in diritto del lavoro – Università degli studi di Modena e Reggio Emilia

ADAPT Senior Fellow

@giorgioimpe