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Bollettino ADAPTĀ 9 gennaio 2023, n. 1
Il XXIV Rapporto Mercato del lavoro e Contrattazione collettiva, rilasciato dal CNEL alla fine del 2022, dedica un intero capitolo alla contrattazione collettiva decentrata. Lāanalisi della materia, senzāaltro di interesse per il bollettino ADAPT che settimanalmente dĆ conto di āstorie della contrattazione collettiva in Italiaā, ĆØ affidata ad alcuni rappresentati delle organizzazioni sindacali e datoriali. Lāobiettivo, anche in forza del lavoro di monitoraggio dei rispettivi osservatori, ĆØ quello di ricostruire le caratteristiche di un fenomeno che, per quanto permangano Ā«detrattoriĀ» che gli imputino la responsabilitĆ di Ā«indebolimento del ruolo del CCNLĀ», ha assunto unāentitĆ tale da meritare una analisi oggettivo-quantitativa.
La dimensione quantitativa della contrattazione decentrata ĆØ stata spesso oggetto di critiche, essenzialmente per tre motivi. Innanzitutto, possiamo constatare una pluralitĆ di Enti (Ministero del lavoro, parti sociali, centri di ricerca come ADAPT) che, a titolo e finalitĆ diverse, sono impegnati nella raccolta degli accordi di secondo livello; in secondo luogo, il fenomeno in esame ĆØ tendenzialmente eterogeneo e non banalmente quantificabile (plurime sono le materie coinvolte, cosƬ anche le specifiche situazioni che si presentano e il fattore temporale gioca un ruolo centrale); infine, possiamo appurare la presenza di varie tipologie di accordi (dai classici contratti aziendali a quelli di gruppo, quelli territoriali di categoria, di filiera e di sito, sino alla contrattazione sociale). Non esiste una banca dati, nĆ© pubblica nĆ© āprivataā, in cui siano presenti tutti gli accordi aziendali sottoscritti nel nostro Paese e, di conseguenza, ĆØ anche impossibile costruire campioni di studio rappresentativi.
Detto delle inevitabili difficoltĆ metodologiche, il rapporto CNEL ha il merito di offrire alcuni dati che comunque ci consentono di trarre le principali tendenze della contrattazione decentrata in Italia nel 2022.
Le indagini di Confindustria e del Ministero del lavoro (dati relativi al 2020) mostrano che il numero delle aziende coinvolte varia a seconda dei settori produttivi e delle dimensioni dāimpresa: tale contrattazione ĆØ maggiormente diffusa nel settore del credito ordinario, in quello chimico e nelle grandi imprese. Il numero assoluto di lavoratori coinvolti risulta invece sarebbe quasi totalitario nel settore bancario e comunque molto alto negli altri, con un tasso di copertura pari al 64%. Infine, lāincidenza delle materie oggetto di contrattazione aziendale deve tenere conto anche dellāandamento economico e del verificarsi di situazioni eccezionali come lāavvento della pandemia nellāanno 2020.
Al netto di queste situazioni, i temi sviluppati allāinterno dei contratti decentrati sono classificati per Ā«importanza gerarchicaĀ». Si osserva che nel tempo alcuni temi sono diventatati centrali ed altri più marginali, alcuni tendono a perpetuarsi nel tempo, mentre altri evolvono nei loro contenuti ed infine insorgono tematiche nuove. In linea generale, gli Osservatori delle Organizzazioni sindacali e Confindustria hanno individuato fra i temi che rimangono costanti nel tempo: il salario, le misure volte a fronteggiare la crisi dāimpresa e lāoccupazione, lāorario di lavoro e la sua organizzazione, i diritti sindacali e dāinformazione. Fra le tematiche che si sono diffuse negli ultimi anni troviamo invece i c.d. flexible benefit, le richieste di conciliazione vita-lavoro, i protocolli di sicurezza, il premio collettivo di risultato, la formazione aggiuntiva, il lavoro agile, la regolazione della disconnessione, le forme partecipative e il contratto di espansione (molti di questi sono divenuti centrali proprio nel 2020).
Rispetto alle materie sopra elencate, ĆØ il caso di sintetizzare i dati forniti dai report ministeriali sui contratti decentrati depositati ex art. 14 D.Lgs 151/2015, facenti riferimento al lasso temporale intercorso tra il 2019 e il 2022. Si tratta di elementi raccolti in modo non omogeneo dal 2016 ad oggi e che, in ogni caso, non consentono di fare una valutazione analitica completa, ma che tuttavia rappresentano una valida fonte a cui attingere al fine di compiere alcune valutazioni di carattere generale. In sintesi, i report citati mettono in luce lāimportanza della contrattazione dei premi di risultato e del welfare a beneficio dei lavoratori (in termini di detassazione, di erogazione di specifici servizi ovvero lāaccredito di una somma). Rispetto a questi due temi, le imprese maggiormente coinvolte risultano essere quelle del nord Italia operanti nel settore dei servizi (la percentuale ĆØ in crescita dal 53% del 2019, al 57% del 2020, al 59% del 2021 e il 60% ad ottobre 2022, fermo restando le incertezze causate dalla guerra in Ucraina e dai rincari energetici). Inoltre, dal contenuto degli accordi di welfare sottoscritti nel 2022 si possono notare diverse formulazioni a seconda che lāazienda abbia istituito tali forme prima o dopo la fase acuta della pandemia. Nel primo caso, infatti, la contrattazione interverrĆ semplicemente aggiornando ed attualizzando il modello originario alle nuove necessitĆ dei lavoratori o incrementando la somma erogata. Negli accordi sottoscritti dopo la fase acuta della pandemia notiamo, invece, la tendenza a motivare la scelta di costituire forme di welfare aziendale: da un lato, la volontĆ di inserire queste previdenze in un contesto più ampio; dallāaltro, lāopportunitĆ di ottenere vantaggi fiscali.
Sul punto, gli autori dellāanalisi sono molto cauti nel segnalare che se su un piano teorico il welfare aziendale rappresenta uno strumento di benessere, su quello sostanziale bisogna fare i conti con alcuni problemi: occorre definire chiaramente cosa appartenga o meno al welfare aziendale e a quello contrattuale – di modo da evitare la contrapposizione strumentale fra gli stessi – e, infine, occorre garantire la diffusione del welfare di bilateralitĆ .
Veniamo ora al tema cult degli ultimi anni, quello del lavoro agile. Sulla scorta degli accordi aziendali più significativi, siglati con le Organizzazioni sindacali dei trasporti e sottoscritti tra la fine del 2021 e il 2022, notiamo che generalmente le parti ne confermano lāutilizzo e convengono per la sua prosecuzione anche in prospettiva post pandemica. Lāargomento cardine ĆØ sicuramente quello della salute e sicurezza dei lavoratori agili: in special modo, aumentare la consapevolezza dei rischi connessi allāuso della strumentazione tecnologica che ad essi viene fornita.Ā Per quanto riguarda, poi, i diritti sindacali dei lavoratori agili viene di regola riproposta la formulazione ex art. 8 Protocollo 07/12/2021 e il rinvio alla disciplina ex artt. 18, 22 e 23 L. 81/2017 e agli obblighi di cui al D.Lgs. 81/2008 s.m.i.
Per quanto riguarda il diritto alla disconnessione, occorre richiamare le previsioni di cui allāart. 19 L. 81/2017 e il Protocollo del 2021. In linea generale, nella maggior parte degli accordi la fascia di disconnessione viene intesa come quella nella quale il lavoratore non eroga alcun tipo di prestazione lavorativa, nemmeno lāinvio di comunicazioni lavorative per mezzo di mail aziendale. In ogni caso, la previsione di una fascia oraria di riposo mira a garantire il rispetto dei periodi di riposo giornaliero del lavoratore agile ed evita qualsivoglia uso improprio dei canali digitali.
Relativamente alle forme partecipative definite con la contrattazione decentrata, nel 2021-2022 possiamo riscontrare nuove prassi come quella dei gruppi di lavoro e la costituzione di Osservatori aziendali (ancora poco diffusi). A ciò si aggiunge anche lāadozione di forme partecipative sui singoli problemi, finalizzate alla gestione del welfare aziendale e dei problemi connessi alla pandemia. Inoltre, fra le tipologie di partecipazione oggetto dei contratti, le più diffuse risultano essere quella organizzativa-gestionale e non finanziaria. Tuttavia, pur in presenza di alcune esperienze significative, ad oggi si registra la quasi totale la mancata vincolativitĆ della maggior parte delle previsioni ed una diffusione limitata delle forme suddette.
ADAPT Junior Fellow